Amiche lettrici ed Amici lettori,
qualche decennio addietro – ma capita ancora
oggi di leggere notizie di quel tenore – anche nei piccoli paesi non era
difficile individuare delle persone che pur disponendo di grosse risorse
economiche, conducevano un’esistenza misera, stracciona, trascurando anche le
più elementari esigenze, quali il procurarsi il cibo quotidiano.
Per loro il contatto e la conta dei soldi
equivale ad immagazzinare energia e benessere: “più ne ho e meglio mi sento”,
dicono, “quelli che spendo non li ho più e la circostanza mi fa star male”.
Il Comune di Saluggia sta sperimentando la
stessa situazione: i soldi in cassa
continuano ad aumentare, non si riesce a spenderli perché le strutture
amministrative sono tarate su livelli inferiori (siamo ormai oltre i 5.000.000 di euro) e contemporaneamente gli
amministratori aumentano imposte, tasse e costi dei servizi (cioè le entrate).
Punto di
arrivo: il Comune è ricchissimo, i
cittadini sono bastonatissimi ed aumentano i disagi individuali e famigliari.
Non vi sembra un’assurdità?
Facciamo la conta quotidiana per sentirci
meglio?
Tenteranno
–
amministratori e tecnici di poca fantasia, terrorizzati dal batter d’ala di una
zanzara – di convincervi, evocando
leggi, vincoli di destinazione, patti
di stabilità e chissà cos’altro ancora.
Sono sfinteri così stretti dalla paura (di che
cosa?) da non lasciar passare nemmeno la cruna di un ago.
NON
CREDETECI : SONO BALLE!
Sarebbe
sufficiente utilizzare un terzo degli indennizzi che lo Stato da 10 anni
trasferisce al Comune in virtù di apposita legge ( e trasferirà per chissà
quanti anni ancora sino alla bonifica del sito nucleare) e le tasche dei cittadini potrebbero riprendere a respirare.
TENETE BEN
PRESENTI TRE PUNTI FONDAMENTALI:
1 – Gli indennizzi erogati dallo Stato, sono entrate correnti ordinarie,
la cui collocazione nel bilancio
comunale, mai è stata messa in discussione. Sono quindi entrate di natura
strutturale, non occasionale e come tali utili a definire il bilancio
strutturalmente in pareggio.
2 - Né
la legge 368/2003, che ha istituito gli indennizzi e neppure il CIPE, che
annualmente li quantifica, hanno stabilito che gli stessi debbano essere
esclusivamente destinati a copertura di spese di investimento.
3 – Quando il CIPE, tafazzianamente, da tecnici e politici, tirato
per la giacca, nell’indicare i campi in cui possono essere indirizzati gli
indennizzi, fa riferimento ad “interventi mirati all’adozione di misure di compensazione in
campo ambientale e in particolare in materia di…… interventi per lo sviluppo sostenibile”, apre non una
finestrella, ma vere e proprie autostrade.
Riferendosi infatti a
misure di compensazione in campo ambientale, non specifica che debba essere
preso in considerazione unicamente l’ambiente fisico in cui nascono e si
sviluppano le forme di vita umane, animali e vegetali. Qualunque vocabolario
della lingua italiana precisa che per
“ambiente” deve anche intendersi il luogo in cui l’uomo sviluppa le proprie
relazioni sociali, culturali ed economiche. Tutto ciò che ha attinenza
col sociale, col benessere sostenibile dei cittadini (sostegni economici,
riduzioni e/o rimodulazioni di imposte, tasse e costi dei servizi, incentivi….)
è, senza alcuna forzatura
interpretativa, qualificabile quale intervento per lo sviluppo sostenibile!
Ancora oggi ci insegnano
che il legislatore “ubi voluit, dixit” (quando vuole una cosa , la precisa).
Perché vogliamo sadicamente ostinarci a
porre dei paletti che il legislatore e neppure il CIPE hanno posti?
CORAGGIO! E’ sufficiente costituire
apposito fondo in entrata coperto dagli indennizzi ed il gioco è fatto, ben
consapevoli che qualora gli stessi, per motivi ora assolutamente non
ipotizzabili, non dovessero più essere erogati, il Comune è in grado di pareggiare
il bilancio per altre vie, come purtroppo dimostrato nell’anno 2013.
CHE SENSO
HA STARE A PANCIA VUOTA QUANDO LA CASSAFORTE E’ PIENA?
Il problema è troppo importante interessa 1850
famiglie: ci ritornerò ancora, augurandomi di trovare ascolto colà dove si
puote.
Ciao alla prossima e chiunque
volesse democraticamente
replicare ci trova sempre qui:
marco.pasteris@yahoo.it