Con la richiesta evitata la prescrizione I destinatari Sono Mps, Unipol, Mittel (subentrata a Hopa), Ge Capital Interbanca, Sorin e Bios Spa
L’amministrazione
comunale ed un gruppo di undici cittadini hanno deciso di intentare una
causa civile agli ultimi proprietari della Caffaro. Non quelli che fino
al 1984 hanno inquinato mezza città. Ma quelli che tra il 2009 ed il
2010 avevano in tasca la maggioranza delle azioni dell’azienda chimica. E
che avrebbero scorporato la parte «buona» della società nella
biomedicale Sorin, trasformando la Caffaro srl in una «bad company» che
non avrebbe più potuto versare un euro per ristornare i salatissimi
danni ambientali (e sanitari) causati dallo sversamento nei fossi di
tonnellate di Pcb, diossine e mercurio, entrati fino al 2001 nella
filiera alimentare. Danni calcolati dall’Ispra in un miliardo e mezzo di
euro.
Gli azionisti chiamati in causa
Rilevanti
i nomi delle società alle quali l’avvocatura della Loggia ed i
difensori dei residenti hanno già spedito una lettera con l’intenzione
di chiedere i danni: ci sono Monte dei Paschi di Siena, Unipol, Mittel,
Ge Capital Interbanca, Sorin e Bios spa. Cosa c’entrino con la Caffaro
lo spiegano gli avvocati Paolo Lombardi e Alberto Mangiarini, difensori
dei cittadini danneggiati perché hanno nel sangue tassi altissimi di pcb
ed i cui terreni e giardini sono avvelenati, senza più valore: «Il
gruppo Caffaro - spiegano i due legali - ha sempre fatto capo alla Snia
Spa, che ha sempre agito attraverso il socio maggioritario Bios spa,
della quale erano soci di maggioranza la Hopa Holding spa (ora Mittel
spa), la Interbanca spa (ora Ge Capital spa, già GE Capital spa), la
Banca Monte Paschi Siena, la Unipol Spa compagnia assicuratrice Unipol
(ora Unipol gruppo finanziario Spa)». È con la loro gestione che il
patrimonio di Caffaro e Snia «è stato lentamente e sostanzialmente
depredato a favore degli interessi separati e privati di quegli stessi
soci - scrivono i due legali - e ciò anche a mezzo della costituzione di
quella che potremmo chiamare “good company”, la Sorin, che è dunque
venuta ad assorbire il buono di tale patrimonio». Quindi Caffaro è
rimasta una scatola vuota, ed è finita (nel 2010) in amministrazione
straordinaria. «Sorin spa si è illegittimamente avvantaggiata
dell’illegittimo depauperamento di Snia e Caffaro - scrivono ancora
Lombardi e Mangiarini - e così se ne sono giovati i soci stessi di Sorin
(...) che hanno di fatto privato Caffaro dei mezzi perché potesse far
fronte alla propria responsabilità patrimoniale anche verso i
danneggiati».
Manzoni: «Non lasciare nulla di intentato»
Le
azioni legali del Comune e dei cittadini saranno distinte. Per ora, con
l’invio della lettera di richiesta danni si è evitata la prescrizione
(che sarebbe arrivata entro fine anno) visto che il fallimento di
Caffaro srl è del 2010. Entro fine luglio inizierà la causa civile dei
residenti. Per ora sono undici. Ma potrebbero aggiungersene altri, visto
che non pagheranno un euro di parcella. Solo se vinceranno la difficile
causa gli avvocati Lombardi e Mangiarini avranno una percentuale.
L’idea di chiedere i danni per il disastro ambientale della Caffaro è
venuta proprio a loro, al termine di una riunione dell’Osservatorio
bresciano per la difesa dello stato di diritto. Ospite era
l’ambientalista Marino Ruzzenenti, che ha illustrato la situazione
ambientale della città. «Mi sono chiesto perché nessuno avesse mai
pagato niente per questo disastro», commenta Lombardi. L’azione legale
del Comune procederà con più cautela, come spiega l’assessore Federico
Manzoni, che ha la delega all’avvocatura civica: «Va innanzi tutto
provato l’elemento soggettivo; ovvero se queste società abbiano
volutamente sviato risorse dalla chimica al biomedicale per non pagare i
risarcimenti. La strategia legale va pianificata bene, coordinandoci
con esperti di diritto societario, visto che gli avversari metteranno in
campo fior di avvocati». Ma la mission della giunta è chiara, come
conferma lo stesso Manzoni: «non lasciare nulla di intentato». Del Bono
si dice disposto a sfidare colossi della finanza per proseguire il piano
di risanamento della città.
(FONTE - BRESCIA OGGI)