Carissime Amiche Lettrici
e Carissimi Amici
lettori,
nella prima puntata dedicata alla TARI (Clicca
QUI) ho cercato di spiegare a me stesso, partecipandovi le mie riflessioni, il
meccanismo di determinazione dell’ammontare della TARI (tassa sui rifiuti).
Ora però, con la bolletta in mano, i dubbi si
moltiplicano e con essi aumenta l’insofferenza: com’è possibile spedire a casa del contribuente una bolletta indicante
l’importo da pagare (in taluni casi anche rilevante ) senza alcuna indicazione
sul percorso seguito dall’ufficio impositore nella determinazione dell’importo ?
E’ sicura, l’Amministrazione comunale, che il
procedimento seguito sia conforme a legge ?
Che siano stati rispettati i diritti del
contribuente ?
Che non sia dovuta la notifica di un preventivo
avviso di accertamento ?
Io nutrirei fieri dubbi.
Certo, il contribuente un paio di volte alla
settimana ha a disposizione il funzionario dell’ufficio, ma proviamo ad
immaginare cosa accadrebbe se circa duemila telefonate, che non potrebbero
durare meno di cinque minuti ciascuna, si riversassero sull’ufficio ?
Facciamo il conto: 2.000 x 5 = 10.000 minuti = oltre 160 ore = oltre 20 giornate
lavorative. Essendo l’ufficio aperto per 2 giorni alla settimana, significherebbe
bloccarlo totalmente per 10 settimane = 2 mesi e mezzo.
Questo nel segno dell’efficienza e
dell’efficacia dell’azione amministrativa ?
Povero Renzi, come può illudersi di cambiare
l’Italia, se la disfunzione è annidata così profondamente fin nei più piccoli
gangli dell’amministrazione !
Non sarebbe più semplice ( e logico, aggiungo )
compilare la bolletta in modo tale che il contribuente possa capire sulla base
di che cosa è tenuto a pagare la somma che gli viene richiesta ?
Indicare
cioè almeno la superficie tassata, il numero dei componenti la famiglia avuto
in considerazione e le conseguenti quota fissa e quota variabile del tributo ?
E per i
rifiuti non domestici indicare parimenti la superficie tassata, la categoria in
cui è stata inserita e le conseguenti quota fissa e variabile del tributo ?
Troppa fatica ? Penso che con un semplice
programma informatico il tempo impiegato per il caricamento delle bollette
sarebbe stato poco superiore.
In ogni caso il contribuente si sarebbe sentito
parte attiva del procedimento, non suddito dello sceriffo di Sherwood.
D’altro canto i dati che ho sopra indicati sono
essenziali per un eventuale ricorso, sia agli uffici comunali per la correzione
di errori che potrebbero essere riscontrati che agli organi della giustizia
tributaria.
Sarei veramente curioso di sapere come la
pensano le Associazioni dei consumatori.
Ciao alla prossima e
chiunque volesse
liberamente replicare
può farlo sempre qui:
marco.pasteris@yahoo.it