giovedì 23 ottobre 2014

WOW, L’ACQUA RADIOATTIVA A SALUGGIA DIVENTA DA BERE

Nel comprensorio di Saluggia 
si sperimenta il nuovo 
depuratore molecolare


Da acqua radioattiva ad acqua da bere. Grazie a Wow, un macchinario che rischia di diventare la scoperta del secolo. Si tratta di un separatore molecolare, una sorta di grande alambicco, che concentra rifiuti e impurità di un liquido, erogando acqua purissima. L’invenzione è dell’ingegnere padovano Adriano Marin, che con un gruppo di ricercatori ha messo a punto un macchinario relativamente semplice, che potrebbe trovare applicazioni in moltissimi settori. Come in uno dei depositi nucleari di Saluggia, dove è in corso la certificazione del macchinario con la decontaminazione di 45 metri cubi di acque di risulta. «Grazie a questa scoperta – dice l’ingegner Marin – siamo in grado di ottenere 44.990 litri di acqua pulita, che si potrebbe bere, e 10 litri di concentrato radioattivo, che riduce il volume di 4.500 volte di quello refluo iniziale, molto più semplice da gestire e mettere in sicurezza». La macchina depura attualmente 30 litri di acqua all’ora, ma può arrivare fino a 60 litri l’ora. «Con questo sistema – dice Marin – il 99% dei potenziali incidenti nelle 442 centrali nucleari nel mondo si potrebbe evitare trattando con il sistema Wow l’acqua di raffreddamento, che è contaminata a crea danni in caso di sversamento. Sarebbe una grossa prevenzione». 

Marin e il suo team volevano creare un depuratore d’acqua portatile. Dopo anni di sperimentazione a Padova, si è arrivati al Cnr, poi al Lena di Pavia (Laboratorio di energia nucleare applicata), simulando «un livello di concentrazione di scorie 6 mila volte superiore a quello del reattore di raffreddamento di Fukushima. La macchina funzionava egregiamente. Abbiamo progettato una macchina più grande che ha ottenuto tutte le certificazioni di sicurezza e ora lavora nel comprensorio nucleare di Saluggia, monitorata da Npl, l’ente nazionale di misura inglese, e il Lena di Pavia». 

La scoperta di Marin, patron della Wow Technology spa, lavora sull’effetto di trascinamento, un effetto intrinseco dell’evaporazione che con questa scoperta è possibile controllare. «In una tazzina di caffè – dice Marin – il vapore porta con sé l’aroma, perché evaporano anche molecole di caffè. Noi riusciamo a isolare le molecole e recuperare solo acqua. Possiamo eliminare o ampliare l’effetto di trascinamento con l’energia termica e il controllo di altri parametri». Ora la sfida è lo sviluppo commerciale e industriale del progetto, sostenuto da un gruppo di finanziatori illuminati. Nonostante le molte offerte dall’estero, Wow ha scelto per ora di restare in Italia. 

(Fonte – Giuseppe Orrù - La Stampa Vercelli)