giovedì 20 novembre 2014

NUCLEARE: DEPOSITO UNICO, PER LA PRIMA VOLTA POLITICI, TECNICI E AMBIENTALISTI A CONFRONTO


Roma, 18 nov – Gestire i rifiuti radioattivi e realizzare il Deposito Unico Nazionale in sicurezza e con la massima trasparenza e condivisione. Un tema difficile, ma cruciale, che ha visto oggi, per la prima volta, politici, tecnici e ambientalisti a confronto durante il convegno “Messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Verso un Deposito Unico Nazionale”.

L’incontro da poco concluso presso la Società Geografica Italiana, organizzato dalla Fondazione di Francesco RutelliCentro per un Futuro Sostenibile, è partito da un dato inequivocabile: l’Italia produce ogni anno 500 metri cubi di rifiuti radioattivi derivanti dalle attività medico ospedaliere, industriali e di ricerca. Se a questi aggiungiamo quelli prodotti dallo smantellamento dalle vecchie centrali nucleari, ad oggi il nostro Paese deve smaltirne in totale circa 75 mila metri cubi(a bassa e media entità). Come gestirli evitando gli errori di Scanzano Jonico?

Riccardo Casale, AD della Sogin SpA,  ha illustrato le ragioni che rendono il  Deposito una struttura necessaria per l’Italia e sottolineato  le modalità di partecipazione e massima trasparenza che Sogin adotta per arrivare ad una scelta condivisa con i territori. Fabio Chiaravalli, Direttore Sogin Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, ha approfondito le specifiche progettuali con cui verrà realizzato il Deposito, che risponderà agli standard di massima sicurezza stabiliti a livello internazionale per la salute dei cittadini e l’ambiente. Lamberto Matteocci, ISPRA, discutendo dei criteri contenuti nella Guida Tecnica ISPRA, ha sottolineato come il Deposito Unico sia un atto di tutela e rispetto per le future generazioni, in linea con i principi espressi dall’ IAEA (International Atomic Energy Association). 
Per ISPRA è intervenuto anche il geologo Alessandro Trigila, esperto di rischio idrogeologico, che ha messo in evidenza come la localizzazione dell’infrastruttura debba essere compatibile con le aree non esposte a dissesto idrogeologico (che rappresentano oltre l’8% del territorio italiano. 

Irena Daris dell’Agenzia slovena per la gestione dei rifiuti radioattivi, ha condiviso l’esperienza di successo del processo partecipativo che la Slovenia ha condotto nella localizzazione del proprio deposito nazionale. 

Giuseppe Onufrio (Greenpeace), a proposito di coinvolgimento pubblico, ha sottolineato come l’unica moneta di scambio con il territorio non debba assolutamente essere la sicurezza; Stefano Ciafani (Legambiente) ha aggiunto che  per aumentare la fiducia dei cittadini serve potenziare il sistema di controlli e comunicazione; Cesare Pozzi (economista LUISS) ha posto l’accento sulle ripercussioni economiche del Deposito e del Parco Tecnologico. 

In rappresentanza degli enti locali è intervenuta Antonella Galdi, vice-segretario generale ANCI, che ha ribadito l’importanza di coinvolgere il territorio nella maniera più trasparente possibile. 

Tra i rappresentanti politici, Gianluca Abrignani (FI) ha affermato che il Deposito Unico non è un’opzione, ma una scelta obbligata; Gianni Pietro Girotto (MSC) ha precisato che la gestione dei rifiuti ad alta intensità e quelli a medio-bassa attività (quelli che saranno contenuti nel deposito unico) devono tenersi separate; Gianluca Susta (SC) confida nel ruolo dell’Unione Europea per la gestione dei rifiuti ad alta intensità in un deposito permanente comune a tutti i paesi Europei. 

Infine, il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, ha sottolineato come questo convegno costituisca un atto di alta trasparenza verso la popolazione, informa i cittadini e previene inutili allarmismi per approfondire e chiarire ogni dubbio sulla messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.

(FONTE - AGENPARL - CLICCA QUI)