martedì 23 dicembre 2014

C'E' ANCHE SALUGGIA: RISCHIO DI FINIRE SOTT'ACQUA PER 188 MILA PIEMONTESI

Per individuare le aree a rischio sono state recepite con un lavoro certosino le direttive europee relative ai rischi derivanti dalle alluvioni: il prossimo passo sarà mettere in sicurezza un territorio sempre più fragile.


Migliaia a rischio  
Ieri la giunta regionale, su indicazione degli assessori Francesco Balocco e Alberto Valmaggia, ha preso atto delle mappe di pericolosità e del piano di gestione del rischio-alluvioni messo a punto da Regione, Agenzia interregionale del fiume Po ed Arpa, l’Agenzia regionale per l’Ambiente.  
Adesso tutti i soggetti interessati - dai cittadini agli amministratori locali - potranno presentare suggerimenti e proposte di miglioramento: ci sarà tempo fino al 22 dicembre 2015.  

Mappe aggiornate  
In sintesi, si tratta degli strumenti, finalmente aggiornati, che permetteranno di compensare le mancanze del Pai, il Piano ambientale integrato, per molti versi obsoleto. Come spiega Salvatore Fenia, responsabile del settore regionale Difesa del suolo, si articoleranno tutti i livelli di Protezione civile. Non solo: rappresenteranno la bussola per stabilire le priorità per tutelare un territorio sempre più fragile e dove dirottare le risorse per le opere di messa in sicurezza. 
In aggiunta, la Regione ha preso atto delle otto aree a rischio significativo di livello distrettuale. L’elenco è lungo: il fiume Po da Torino al mare, la stessa città di Torino, Toce (da Masera al Lago Maggiore), Terdoppio a Novara, Dora Baltea a Ivrea e Saluggia, Tanaro ad Alessandria, Belbo (da Santo Stefano ad Incisa Scapaccino). 

Zone a rischio  
Diciannove le zone a rischio significativo a livello regionale dove si concentrano 188 mila abitanti. Alcune sono note, altre meno: Bendola-Ciriè-Volpiano, Ceronda-Druento-Venaria, Chisola-Airasca-Vinovo, Chisone-Lemina-Perosa-Pinerolo, Dora Riparia-Susa-Avigliana, Elvo-Viona-Mongrando, Lago Maggiore-Ticino-Verbania-Arona, Maira-Busca-Racconigi-Savigliano, Nodo Banna di Santena e affluenti, assetto Orco-Malone e secondari, Pellice-Angrogna-Torre Pllice-Luserna San Giovanni, Po-Villafranca-Lombriasco, Sangone-Trana-Rivalta, Sesia-Varallo-Romagnano, Sesia-Oldenico-Vercelli-Pezzana, Strona-Valle Mosso-Cossato, Tanaro-affluenti-Asti-Alba, Terdoppio-Sozzago-Cerano, Varaita-Lagnasco-Moretta. 

Vincoli europei  
Lavoro certosino, che recepisce la direttiva europea relativa alle conseguenze negative «per la salute umana, per il territorio, per i beni, per l’ambiente, per il patrimonio culturale e per le attività economiche e sociali derivanti dalle alluvioni».  

Nessun alibi  
I Piani di gestione del rischio-alluvioni ne sono la diretta conseguenza: nell’ambito di questi piani dovranno essere affrontati, a scala di distretto idrografico, tutti gli aspetti legati ai fenomeni alluvionali definendo il quadro della pericolosità, gli interventi (strutturali e non) da attuare per ridurre il rischio, le misure per la gestione delle emergenze da rischio idraulico ai fini di Protezione civile. Così dispone l’Europa. Fine di ogni alibi: alla prossima calamità nessuno potrà più dire che non sapeva. 

(FONTE  
ALESSANDRO MONDO 
LA STAMPA)