venerdì 10 aprile 2015

RENZI COMMISSARIA LA SOGIN, MA DOVREBBE PRIVATIZZARLA.



La notizia era nell’aria da un po’ di tempo. Ma un scossone deciso arriva, ieri, dalle pagine del quotidiano finanziario Italia Oggi, nell’articolo a firma di Edoardo Narduzzi, titolato: “Renzi commissaria la Sogin, ma dovrebbe privatizzarla”. 

Ed a leggere bene, non si tratta di un deciso cambio di rotta, a seguito delle sconvenienti notizie apparse sui media circa l’operato della Società chiamata  a mettere in sicurezza l’eredità del nucleare italiano. 

Bensì di una delle tante faide interne al Partito Democratico. 

Inoltre si palesa anche un altro aspetto. Sogin potrebbe diventare da Spa indipendente (partecipata al 100% dal Ministero Economia e Finanza), una dipendente del gruppo facente capo a Saipem S.p.A., che opera attualmente nell'ambito del gruppo ENI (il cui Azionista di riferimento è sempre il Ministero dell'Economia e delle Finanze, che ne detiene direttamente una quota del 3,934% ed indirettamente, tramite la Cassa Depositi e Prestiti, una quota del 26,369%.) anche come sub-holding, comprende circa 90 società e consorzi, con sedi in tutto il mondo. Oppure, nela caso peggiore, Sogin Spa, rischia di essere “totalmente fagocitata” da una delle Società sopraccitate. E quindi scomparire.

Insomma la Rottamazione, in Stile Democristiana, lanciata da Matteo Renzi, non si sta fermando ai vertici del Partito Democratico, ma va oltre. Al “poltronificio statale non allineato all’ex sindaco di Firenze”.

Questa deduzione la ricaviamo dalla lettura testuale dell’articolo:L'accordo con l'Iran ha ridato attualità al nucleare e al settore energetico. E forse per questa ragione il governo si è deciso a sbloccare una situazione da tempo critica. Il dado è tratto e la decisione arriverà a breve. Il tempo di trovare il curriculum di un valido manager del settore energetico disponibile a fare il commissario pro tempore della Sogin, la società al 100% di proprietà del ministero dell'Economia. La scelta del premier, Matteo Renzi, punta a sanare una scelta decisa dal governo balneare di Enrico Letta che piazzò ai vertici della società incaricata del decommissioning nucleare, cioè dello smantellamento delle centrali nucleari uscite di scena in Italia circa 30 anni fa, una coppia selezionata sulla base dell'appartenenza ai partiti della politica che fu: Scelta Civica e la corrente di Vedrò nel Pd. Il risultato oggi scontenta tutti e perfino le commissioni parlamentari competenti per materia, solitamente non tracciate dai radar politici in questa stagione di Parlamento a km 0, hanno avuto di che lamentarsi dell'attuale gestione. Sicuramente il commissariamento della società potrà risolvere un problema di breve periodo di efficienza operativa, ma lascia del tutto irrisolta la strategia di lungo termine che la stessa Sogin, pagata dalle addizionali delle bollette elettriche, deve avere. Va precisato che quello del decommissioning non è un caso di fallimento del mercato, cioè una situazione nella quale se non interviene lo stato con sue risorse nessun privato è interessato al potenziale business. L'opzione privatizzazione della Sogin, dunque, dovrebbe essere tra quelle da preferire nell'agenda di Renzi che così otterrebbe un doppio beneficio sul bilancio pubblico: deconsolidare e incassare entrate una tantum dalla vendita. Sogin nei fatti è una società di ingegneria specializzata in un settore verticale, quello del nucleare. Per competere per davvero nel mercato internazionale potrebbe agevolmente diventare una divisione di business di una realtà più grande e già abituata a stare sui mercati esteri da molti lustri. Saipem, ad esempio, fiore all'occhiello dell'ingegneria energetica italiana, potrebbe facilmente farsi carico delle risorse e delle competenze di Sogin per sviluppare al meglio il business legato al nucleare. Rumors di mercato raccontano di una possibile parziale ulteriore privatizzazione di Saipem che potrebbe essere il veicolo ideale per fare cassa anche con Sogin. Del resto, in epoca di spending review nella quale tutti sono chiamati a fare sacrifici, accanirsi a conservare nella sfera pubblica gestioni non reddituali equivale ad esercitare un improduttivo accanimento terapeutico sulla già elevata pressione fiscale. Renzi, che ha promesso tante rottamazioni, ne faccia almeno qualcuna di valore simbolico: privatizzi Sogin e chiuda l'epoca del welfarismo nucleare.

(Fonte – Edoardo Narduzzi – Italia Oggi)

 

 

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