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ROMA – Rispetto alla gestione del decommissioning “in Italia ci sono vincoli più stretti“,
e “non voglio mettere la polvere sotto al tappeto ma ciò ha conseguenze
su tempi e costi”. Giuseppe Zollino, presidente di Sogin, lo dice
intervenendo al convegno ‘La gestione dei rifiuti radioattivi e il
sistema dei controlli. Esperienze a confronto tra Francia, Spagna e
Italia’, alla sala ‘Aldo Moro’ di Montecitorio e promosso dalla stessa
commissione.
“I volumi da gestire sono quelli”,
spiega Zollino riferendosi alle cifre fornite nel corso del convegno
(30mila metri cubi gia’ prodotti e presenti nei siti, 40mila mc dallo
smantellamento delle centrali, mille mc dal riprocessamento del
combustibile, 500 mc prodotti ogni anno da attività varie, ndr), ci sono
“rifiuti pregressi legati all’attività delle centrali e al loro
mantenimento in sicurezza”, gestiti con “procedure già oggi molto rigide
di trattamento e conservazione”: insomma, “li coccoliamo i nostri rifiuti“.
Ciò detto, “Sogin non ha nessun interesse a fare le cose male e ha
tutto interesse a farle in fretta”, spiega il presidente della società
pubblica, “e chi governa Sogin ha tutto l’interesse a creare le
condizioni perché si faccia in fretta, ma sulla qualità posso garantire
la massima attenzione”. Insomma, anche alla luce del fatto che, per la
natura centenaria e millenaria del problema delle scorie “lo
smantellamento si può fare con costi tendenti a infinito”, conclude
Zollino, “ma le responsabilità non può averle solo Sogin, è tanto grande il problema che la situazione è da sbrogliare e rimettere insieme” con la collaborazione di tutti.
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