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lunedì 16 giugno 2014

“COSI’ CREIAMO GLI OGGETTI CHE FANNO BATTERE IL CUORE”


Sono arrivati a Saluggia dalla Malesia, dall’India e da tutto il mondo per vedere come nascono le valvole cardiache della Sorin, leader mondiale nel settore, che ha varato una rivoluzione nella cardiochirugia. Grazie alla valvo la Perceval il medico non deve più suturare con ago e filo l’anello all’aorta del paziente. Una «gabbietta» realizzata in un materiale in grado di memorizzare la sua forma si ancora direttamente alla vena e la valvola in tessuto di per i cardio bovino fa il resto, aiutando a pompare il sangue.
Si risparmiano tempo, soldi, rischi, rigetti e giorni di degenza, esponendo sia il paziente (a cuore aperto) che il medico a meno pericoli. La Scuola superiore «Sant’Anna» di Pisa ha scelto Saluggia per ospitare il master guidato dal professor Eugenio Quaini, un luminare mondiale della cardiochirurgia. «Vogliamo che ci sia un continuo confronto – dice il professor Quaini – tra i medici che operano e l’industria. Come è fondamentale che i tecnici di Sorin assistano ai primi impianti dei nuovi prodotti in sala operatoria, bisogna che i medici parlino con chi crea queste valvole, vedano come nascono per conoscerle e utilizzarle al meglio». Gli allievi del master ieri sono passati alla pratica, utilizzando dei cuori di maiale per impiantare le valvole.
Sorin Group è una «multinazionale italiana» come amano definirla nel blindatissimo compound di Saluggia, dove si trova un polo di ricerca mondiale, con oltre 3.500 dipendenti nel mondo. Una piacevole anomalia di questi tempi, che ha più della metà della ricerca in Italia ma che fattura soltanto il 10% nel Bel paese. «La competizione è sull’innovazione – dice Umberto Pasquali, direttore Produzione e ricerca valvole cardiache della Sorin di Saluggia -, come le valvole che riducono i tempi operatorio i pacemaker compatibili con la risonanza magnetica».
Nei laboratori della ricerca dei macchinari simulano il cuore che pulsa. In pochi istanti un tecnico mostra l’impianto di una valvola aortica su una vena di gomma. «Ovviamente non c’è possibilità di errore – dice Pasquali – se si stacca un’aletta il paziente muore. Non è mai successo». Sono circa un migliaio gli operatori della Sorin di Saluggia. Alcuni lavorano bardati dalla testa ai piedi nelle camere sterili dove questi «gioielli salva vita», frutto delle più moderne tecnologie, non possono fare a meno di un lavoro fatto di un artigianato paziente, responsabile e di estrema precisione. L’anello di ogni valvola viene cucito amano, così come il pericardio bovino intorno al supporto; le parti di carbonio vengono lucidate al microscopio. «Ogni punto deve avere una posizione ben precisa – dice Pasquali – e qualsiasi pezzo è tracciabile a vita: dal materiale utilizzato, al filo, fino a qualsiasi operatore che ne ha seguito i vari passaggi. Chi lavora qui sa di avere una responsabilità enorme: crea degli oggetti che faranno battere il cuore delle persone». Oltre alle valvole vengono progettati e prodotti i pacemaker: il primo e unico dispositivo con la regolazione automatica settimanale della defibrillazione. Cina, Russia e Brasile sono le nuove frontiere della crescita geografica di Sorin, mentre sotto l’aspetto tecnologico, «oltre a proseguire la ricerca sulle valvole cardiache – spiega Umberto Pasquali – ci sono due patologie poco trattate: il rigurgito della valvola mitrale e il trattamento dello scompenso cardiaco attraverso la neuro modulazione».



(FONTE  

-        GIUSEPPE ORRU’ –

LA STAMPA VERCELLI)