Parla l’ad Sogin:
“Migliaia di posti di lavoro
nel
sito prescelto e una pioggia di euro”
Migliaia di posti di lavoro per
cinque, sei anni, che diventeranno 800 a regime, indotto, un polo di ricerca
altamente specializzato sotto casa e Comuni ricoperti di soldi». In teoria
dovrebbe essere una lotta senza esclusione di colpi quella tra i Comuni
candidati a portarsi a casa il Deposito nazionale unico delle scorie nucleari,
come avvenuto in altri Paesi. Ma i vertici di Sogin sanno bene che non sarà
così. Anzi, già si alzano barricate nonostante la «Cnapi», la Carta nazionale
delle aree potenzialmente idonee a ospitare il sito, sia ancora segretissima.
Figurarsi tra qualche mese, quando centinaia di Comuni scopriranno che il loro
territorio è adatto a ospitare la tomba delle scorie nucleari italiane.
Anche a questo è servito l’Open
gate, la prima visita al pubblico delle centrali nucleari del Paese.
L’amministratore delegato Sogin, Riccardo Casale, arriva a Trino dopo aver
fatto tappa a Caorso. E sulla Cnapi spiega: «Abbiamo individuato decine di
macroaree, ognuna delle quali con 4, 5 siti utili, lontani dai centri abitati.
Sono tutte aree a cavallo dei confini di più Comuni, più Province e in alcuni
casi di più Regioni. Si è tenuto conto soltanto delle caratteristiche fisiche
del territorio e non dei confini».
Un messaggio che Sogin cerca di
diffondere: «La paura del deposito è irrazionale, perché è sicuro - dice Casale
- ma noi dobbiamo rispondere con elementi razionali. È questa la difficoltà più
grande».
I dettagli e il colloquio completo
con Casale sul numero in edicola
(FONTE
GIUSEPPE ORRU’
LA STAMPA VERCELLI)