Si sta completando la prima sperimentazione su vasta scala nel sito
nucleare di Saluggia, nel Vercellese. Un’idea anche per le bonifiche di
Fukushima
di Luigi Corvi
Saluggia (Vercelli) - A vederla da vicino nessuno direbbe
che questa è l’invenzione del secolo. Sembra un grosso scaldabagno circondato
da tubi di acciaio, e invece è la prima macchina al mondo capace di trasformare
liquami radioattivi e rifiuti di ogni tipo in acqua purissima, senza utilizzare
nessun filtro e con una bassissima produzione di scorie. Una scoperta tutta
italiana, creata dall’ingegnere padovano Adriano Marin che, con il professor
Massimo Oddone, chimico dell’Università di Pavia, e un’équipe di dieci ingegneri, sta completando la prima sperimentazione su
vasta scala nel sito nucleare di Saluggia.
Tutto iniziò un giorno del 2005
Marin stava armeggiando
nel garage di casa con la «pentolaccia», una macchina inventata da lui,
semplice, economica e facilmente trasportabile, con cui voleva realizzare il
sogno di rendere potabile l’acqua nei Paesi del Terzo mondo. Le prove del
«vaporizzatore», originariamente simile a una lavatrice, avevano già dato buoni
risultati. Ma all’improvviso accadde un imprevisto. Manovrando qualcosa, dalla
macchina iniziò a uscire acqua purissima, con parametri infinitamente migliori
di quelli che si attendevano. Abbandonato il garage, gli esperimenti
proseguirono in laboratorio e nel «calderone» cominciarono a finire
«ingredienti» via via sempre più terrificanti: veleni di ogni tipo, fanghi,
metalli pesanti, prodotti chimici, batteri, virus, idrocarburi, radioisotopi. E
ogni volta il risultato era stupefacente: acqua così pura che anche le
misurazioni diventavano difficili.
«La scoperta fu un fatto del tutto
casuale»
Adriano Marin, 51 anni,
ingenere elettronico, per lungo tempo dirigente del gruppo Riello e poi
fondatore dell’impresa di consulenze Cross Technology, avrebbe potuto dire di
aver fatto un’invenzione clamorosa dopo anni di studi. Invece ammette con
sincerità: «La scoperta fu un fatto del tutto casuale, e ci mettemmo due anni
per capire quale principio fisico portava a quel risultato». Il sistema,
chiamato Wow (Wonderful Water), è stato poi perfezionato e testato a lungo dai
laboratori Arpav di Padova, dal Cnr, dall’Università di Pavia e dal Laboratorio
per l’energia nucleare applicata, ottenendo tutte le attestazioni necessarie
(in questo momento sta certificando i risultati anche il National Physical
Laboratory del Regno Unito). E oggi è un brevetto mondiale.
Ultima
fase della sperimentazione
Adesso qui a Saluggia,
nell’area in cui si trova il supersorvegliato deposito di scorie nucleari
Avogadro, è in corso l’ultima fase della sperimentazione. Wow ,che tecnicamente
è un separatore di molecole, è stato costruito in versione più grande e dal 23
settembre sta trasformando in acqua purissima 45 mila litri di liquidi
radioattivi conservati in due cisterne. Quando, il 5 dicembre, avrà completato
il suo lavoro, di tutto quel liquido contaminato resteranno solo dieci litri di
concentrato insoluto. Sarà questa la prova più tangibile delle enormi
possibilità della macchina, in moltissimi campi, a partire proprio dal
nucleare.
Invenzione tutta italiana
Un’invenzione da Nobel, tutta italiana, sostenuta anche da un gruppo di lungimiranti finanziatori e resa possibile da un team affiatato che condivide lo spirito del progetto: realizzare qualcosa di utile alla società. Ora Wow è in cerca, per ognuna delle applicazioni, di vari partner, possibilmente italiani, che mettano il prodotto sul mercato. Qualcuno che concordi sulle finalità e che non cerchi invece di tenere l’invenzione in un cassetto. Perché il rischio è proprio quello: gli enormi interessi (leciti e no) che ruotano intorno allo smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi potrebbero ostacolare la diffusione del «separatore di molecole a unico stadio» che ha enormi potenzialità.
Idea
per Fukushima
La prima è sicuramente
quella nel campo nucleare. «In laboratorio», dice Marin, «è stata simulata una
contaminazione 6 mila volte più grande di quella dell’acqua usata per
raffreddare i reattori dopo l’incidente di Fukushima e il risultato è stato
anche qui strabiliante, con un abbattimento della concentrazione di cesio nei
liquidi trattati di 7.500 volte». Non per niente l’ingegnere padovano è stato
chiamato a Tokyo per illustrare il funzionamento della sua macchina. A
Fukushima il trattamento delle acque radioattive produce ogni mese una quantità
di fanghi che occupa l’area di un campo di calcio. «Con Wow», spiega Marin, «tale
volume potrebbe essere ridotto a quello di una lavatrice». Ma le possibili
applicazioni sono infinite: l’acqua delle fogne diventerebbe purissima, così
come gli scarichi industriali e agricoli, una centrale nucleare potrebbe essere
interamente smantellata con stoccaggi (e costi) infinitamente ridotti, migliaia
di siti inquinati potrebbero essere bonificati. E il sogno di un pianeta più
pulito potrebbe finalmente realizzarsi.
(FONTE
IL CORRIERE DELLA SERA - SCIENZE
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