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mercoledì 16 luglio 2014

LA LOGGIA E 11 CITTADINI CITANO IN SEDE CIVILE GLI AZIONISTI DI CAFFARO

Con la richiesta evitata la prescrizione I destinatari Sono Mps, Unipol, Mittel (subentrata a Hopa), Ge Capital Interbanca, Sorin e Bios Spa

 L’amministrazione comunale ed un gruppo di undici cittadini hanno deciso di intentare una causa civile agli ultimi proprietari della Caffaro. Non quelli che fino al 1984 hanno inquinato mezza città. Ma quelli che tra il 2009 ed il 2010 avevano in tasca la maggioranza delle azioni dell’azienda chimica. E che avrebbero scorporato la parte «buona» della società nella biomedicale Sorin, trasformando la Caffaro srl in una «bad company» che non avrebbe più potuto versare un euro per ristornare i salatissimi danni ambientali (e sanitari) causati dallo sversamento nei fossi di tonnellate di Pcb, diossine e mercurio, entrati fino al 2001 nella filiera alimentare. Danni calcolati dall’Ispra in un miliardo e mezzo di euro.

Gli azionisti chiamati in causa
Rilevanti i nomi delle società alle quali l’avvocatura della Loggia ed i difensori dei residenti hanno già spedito una lettera con l’intenzione di chiedere i danni: ci sono Monte dei Paschi di Siena, Unipol, Mittel, Ge Capital Interbanca, Sorin e Bios spa. Cosa c’entrino con la Caffaro lo spiegano gli avvocati Paolo Lombardi e Alberto Mangiarini, difensori dei cittadini danneggiati perché hanno nel sangue tassi altissimi di pcb ed i cui terreni e giardini sono avvelenati, senza più valore: «Il gruppo Caffaro - spiegano i due legali - ha sempre fatto capo alla Snia Spa, che ha sempre agito attraverso il socio maggioritario Bios spa, della quale erano soci di maggioranza la Hopa Holding spa (ora Mittel spa), la Interbanca spa (ora Ge Capital spa, già GE Capital spa), la Banca Monte Paschi Siena, la Unipol Spa compagnia assicuratrice Unipol (ora Unipol gruppo finanziario Spa)». È con la loro gestione che il patrimonio di Caffaro e Snia «è stato lentamente e sostanzialmente depredato a favore degli interessi separati e privati di quegli stessi soci - scrivono i due legali - e ciò anche a mezzo della costituzione di quella che potremmo chiamare “good company”, la Sorin, che è dunque venuta ad assorbire il buono di tale patrimonio». Quindi Caffaro è rimasta una scatola vuota, ed è finita (nel 2010) in amministrazione straordinaria. «Sorin spa si è illegittimamente avvantaggiata dell’illegittimo depauperamento di Snia e Caffaro - scrivono ancora Lombardi e Mangiarini - e così se ne sono giovati i soci stessi di Sorin (...) che hanno di fatto privato Caffaro dei mezzi perché potesse far fronte alla propria responsabilità patrimoniale anche verso i danneggiati».
Manzoni: «Non lasciare nulla di intentato»
Le azioni legali del Comune e dei cittadini saranno distinte. Per ora, con l’invio della lettera di richiesta danni si è evitata la prescrizione (che sarebbe arrivata entro fine anno) visto che il fallimento di Caffaro srl è del 2010. Entro fine luglio inizierà la causa civile dei residenti. Per ora sono undici. Ma potrebbero aggiungersene altri, visto che non pagheranno un euro di parcella. Solo se vinceranno la difficile causa gli avvocati Lombardi e Mangiarini avranno una percentuale. L’idea di chiedere i danni per il disastro ambientale della Caffaro è venuta proprio a loro, al termine di una riunione dell’Osservatorio bresciano per la difesa dello stato di diritto. Ospite era l’ambientalista Marino Ruzzenenti, che ha illustrato la situazione ambientale della città. «Mi sono chiesto perché nessuno avesse mai pagato niente per questo disastro», commenta Lombardi. L’azione legale del Comune procederà con più cautela, come spiega l’assessore Federico Manzoni, che ha la delega all’avvocatura civica: «Va innanzi tutto provato l’elemento soggettivo; ovvero se queste società abbiano volutamente sviato risorse dalla chimica al biomedicale per non pagare i risarcimenti. La strategia legale va pianificata bene, coordinandoci con esperti di diritto societario, visto che gli avversari metteranno in campo fior di avvocati». Ma la mission della giunta è chiara, come conferma lo stesso Manzoni: «non lasciare nulla di intentato». Del Bono si dice disposto a sfidare colossi della finanza per proseguire il piano di risanamento della città. 
 
(FONTE - BRESCIA OGGI)