SALUGGIA (VC) - IMPIANTO EUREX - I MANIPOLATORI |
Sul Quotidiano Finanziario ITALIA OGGI, in edicola questa
mattina, si ripropone un tema caldo già affrontato qualche settimana fa:
l’ipotesi formulata dal Governo di smantellare Sogin.
Leggiamola insieme nell’articolo di
Edoardo Narduzzi, titolato “SE SI VOGLIONO SMANTELLARE LE CENTRALI NUCLEARI, VA
SMANTELLATA PRIMA LA SOGIN”:
“La centrale nucleare di Caorso
(Piacenza), una delle più avanzate, nel momento nel quale fu realizzata venne
impallinata in pieno dal nefasto referendum contro la produzione dell'energia
nucleare e quindi, pur essendo costata un occhio della testa, non è riuscita a
produrre nemmeno un kilovattora. In pratica è stata congelata prima di entrare
in funzione. Anche le altre centrali nucleari italiane, che pure erano entrate
in funzione, sono stata bloccate. E da allora è iniziato un difficile,
complesso e costosissimo processo di decommissioning, cioè di
neutralizzazione-demolizione delle centrali stesse. Senonché, dopo molti lustri
di attività e di caro bollette, siamo però ancora agli inizi del processo di
smantellamento delle centrali nucleari in Italia. Un business, questo, in
crescita a livello globale e nel quale l'Italia potrebbe anche pensare di
giocare una partita di attacco con un suo vero campione nazionale (se ce lo
avesse; e questo non è sicuramente la Sogin).
Ma per passare dagli annunci ai fatti,
cioè al business che produce margini e profitti, il renzismo deve entrare nella
sua fase caratterizzante. Rottamare il passato, incarnato dalla Sogin, e
indossare i panni del cambiamento. Del resto, che senso ha, per il premier
Matteo Renzi, riguadagnare visibilità e credibilità sulla scena internazionale,
spendendosi in prima persona, se poi non riesce a mettere a terra tutto il
potenziale economico del Belpaese? All'Italia renziana serve tanto nuovo pil e
va cercato ovunque. Per questa ragione, chiusa la fase delle elezioni
regionali, fatto il rimpasto che metterà in sella il Renzi2, il governo capace
di dare trazione alle slide, la rottamazione del vecchio deve necessariamente
entrare a regime: significa ridurre costi e sprechi del passato e realizzare
situazioni industriali di successo.
Il caso della gestione del nucleare,
abbandonato in Italia dopo il referendum post Chernobyl, è, da questa prospettiva,
esemplare. Oggi Sogin è un sarchiapone societario figlio del suo passato: in
parte stazione appaltante, in parte gestore, in parte progettista. Il risultato
è che non fa molto, lo fa molto lentamente e a costi non certo da spending
review. La società spende circa 250 milioni all'anno per mantenere anche i suoi
780 dipendenti. Tutta la spesa è pagata dai cittadini e dalla imprese con le
maggiorazioni che scontano nelle loro bollette elettriche. Il problema è che la
gran parte della spesa serve per mantenere lo status quo e solo una ottantina
di milioni di euro all'anno sono al servizio della cosiddetta parte attiva, la
quasi totalità spesi per la tenuta in sicurezza degli impianti mentre al
decommissioning vanno pochi spiccioli annui .
È come se gli italiani paghino molto
profumatamente un guardiano delle vecchie centrali nucleari non più operative
da anni e il cui ciclo economico, di fatto, sarebbe scaduto solo ora. Di
decommissioning vero, finora, nonostante i moltissimi annunci, se ne è fatto pochissimo.
La centrale di Caorso non ha ancora l'autorizzazione per la disattivazione
della aree più radioattive, quelle che includono anche il reattore, mentre i
processi autorizzativi delle altre centrali dismesse si sono conclusi da poco
dopo un biennio di lungaggini. Morale: ad oggi il core business del
decommissioning di Sogin non è neppure cominciato.
Ecco perché il governo Renzi può prendere
la palla al balzo e modernizzare il contesto. Nel Regno Unito, paese che sta
smantellando le centrali nucleari di prima generazione, esiste una agenzia
pubblica, la Nda, leggera e preparata che si occupa esclusivamente della messa
a gara delle centrali da chiudere. I siti produttivi sono stati societarizzati
e vengono affidati, dopo una gara internazionale, a consorzi in cui ci sono i
colossi del settore. In questo modo si ottiene trasparenza operativa e prezzi
migliori. In Italia l'ipertrofica Sogin si occupa, invece, anche della
progettazione del decommissioning e affida a terzi la sola realizzazione. Così
non si sfrutteranno mai appieno le potenzialità industriali di questa spesa
pubblica pagata dalle tasse dei cittadini.
Eppure l'Italia avrebbe due ottime
imprese di settore su cui puntare: Ansaldo nucleare, di proprietà della Cassa
depositi e di Shanghai electric, e Saipem, del gruppo Eni. Il ramo di azienda
più ingegneristico di Sogin andrebbe ceduto a loro così da poter avere massa
critica per competere davvero nel mondo sul decommissioning, e il resto
trasformato in una agenzia pubblica leggera e poco costosa. Due piccioni con
una fava: una privatizzazione con una visione industriale e una bella spending
review. Questo è il renzismo che vince nelle urne.”
(FONTE – Edoardo
Narduzzi – ITALIA OGGI)
Ciao alla prossima
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