La mappa per il deposito atomico
avrebbe dovuto essere consegnata da settimane. Ma non è accaduto. È stata
rinviata di due mesi, dopo le elezioni regionali nelle quali il disegno
dell’Italia picchiettata di macchie idonee a ospitare lo stoccaggio unico dei
rifiuti nucleari sarebbe diventata ostaggio delle campagne elettorali. Tra un
mese, il 31 maggio, si voterà in un migliaio di Comuni e in sette Regioni ad
alta suscettibilità, cioè Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria,
Veneto.
Ovviamente non è di opportunità
elettorale il motivo ufficiale del rinvio deciso con una lettera mandata dai
ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico: hanno chiesto
«approfondimenti tecnici» e danno due mesi «per avere tutti gli elementi
necessari per esprimere il nulla osta». Due mesi sono un nulla rispetto agli
anni che servono, ma indicano già la tendenza a sforare i tempi e al piegarsi
agli umori del consenso.
Cospirologia
sarda
Un assaggio
dell’uso distorto del progetto della Sogin si è avuto nei giorni scorsi, quando
la Sardegna è stata scossa da fremiti antinuclearisti al solo sospetto che
forse, chissà, è possibile che l’orgogliosa isola possa contenere aree idonee a
ospitare l’impianto della Sogin. Le voci corrono, e le leggende metropolitane
del web hanno già assegnato i luoghi con la certezza della cospirologia
applicata: le miniere del Sulcis e le campagne della Ciociaria. È dovuto
intervenire di persona il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti (a margine:
nei giorni scorsi il ministro ha firmato a Teheran alcuni accordi ambientali
con l’Iran) per calmare gli animi bellicosi dei sardi e dire che no, il luogo
dove sorgerà il deposito non è ancora stato identificato.
Documenti
segreti
Interrogazioni parlamentari
(spicca il Movimento Cinque Stelle) e interventi autorevoli di scienziati (come
il geofisico Enzo Boschi) non sono riusciti a forzare il riserbo, e la
riservatezza ha alimentato le dicerie invece di sopirle. Per esempio non si sa
quali studi sismici dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia abbiano
accompagnato i documenti, e ciò lascia spazio ai sospettosi di professione.
La
vecchia mappa
La mappa è in
attesa di essere approvata e di essere messa in consultazione dei cittadini per
un grande dibattito collettivo in autunno. La mappa di cinque anni fa, poi
sfumata in un nuovo nulla di fatto, escludeva Sicilia e Sardegna. Le aree
allora più idonee per rarefazione di abitanti, lontananza dalle grandi città,
stabilità sismica e così via sono una spolverata di innumerevoli luoghi
sull’Appennino dal Piemonte al Molise, il Crotonese, tutta la fascia dalla
Daunia pugliese al golfo di Taranto, e soprattutto parte della Toscana e del
Viterbese, con un’ampia zona attorno all’Amiata.
I tempi
per scegliere
Il 3 gennaio la
Sogin, la società pubblica del nucleare, ha consegnato all’istituto Ispra la
mappa dei luoghi potenzialmente idonei, affinché la verificasse dal punto di
vista tecnico e scientifico. A metà marzo l’Ispra l’ha passata ai ministeri dell’Ambiente
e dello Sviluppo economico affinché, a metà aprile, venisse pubblicata per la
consultazione dei cittadini. La si vedrà in estate, forse.
I rifiuti
dispersi
Oggi i rifiuti
nucleari italiani sono dispersi in 24 depositi dal Piemonte alla Sicilia. Non
sono soltanto i residui delle centrali atomiche chiuse, di cui la Sogin sta
organizzando visite “porte aperte” per i cittadini, né i 15mila metri cubi di
scorie ad altissima radioattività ricondizionate all’estero che si accingono a
tornare in Italia. Ci sono le radioterapie degli ospedali, radiografie
industriali, rilevatori e mille altri oggetti carichi di radioattività.
(FONTE – ILSOLE24ORE.COM)
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marco.pasteris@yahoo.it